Terracina, come camminare sullo spreco di denaro pubblico

Pare che rattoppare malamente i marciapiedi pubblici sia divenuta pratica usuale sotto questa illuminata amministrazione comunale, anche nel caso in cui il rattoppo costi economicamente più di un ripristino intelligente e leda l’immagine della città. Nello specifico, stiamo parlando dei marciapiedi che fiancheggiano l’Appia nel tratto che va dal ponte del Salvatore all’incrocio con via Olmata.
Occorre sapere che nel lontano 1989 furono appaltati i lavori di rifacimento del manto stradale e di costruzione del muro di contenimento lungo l’argine del canale e dei marciapiedi di quel tratto dell’Appia, ingresso alla città per chi proviene da Roma.
Tale progetto fu approvato con atto di consiglio comunale l’ 11/10/1989, per un importo di un miliardo e trecento milioni delle vecchie lire e i lavori ebbero inizio il 24/10 dello stesso anno.
In particolare, per fare i marciapiedi, fu prevista una pavimentazione all’avanguardia per l’epoca, consistente nella messa in posa a secco, senza l’impiego di malte cementizie o calce, di mattoni in calcestruzzo di cemento, le cosiddette “betonelle”, di vari colori, da appoggiare semplicemente su di un letto di sabbia. La prodigiosa peculiarità di questi mattoni autobloccanti consiste nella facilità dello smontaggio e rimontaggio (proprio come i mattoncini Lego per i bambini) nel caso di futuri interventi di manutenzione o di nuove opere per il passaggio di sottoservizi (servizi primari come le reti di energia elettrica, gas, fogne, telecomunicazione, ecc., incanalati in apposite condutture) evitando così la messa in opera di nuovi mattoni con spesa ulteriore.
Ora, essendosi presentata la necessità di provvedere allo spianamento dei suddetti marciapiedi, il cui piano di calpestìo si era sollevato in numerosi tratti per le radici dei pini, alla geniale scelta oculata di quella passata Amministrazione Comunale si è contrapposta la scelta scellerata dell’amministrazione attuale: le pratiche betonelle sono state smontate, buttate in discarica (sarebbe bastato accantonarle momentaneamente per poi riutilizzarle) e, dopo il taglio delle radici e lo spianamento, si è provveduto alla “rifinitura” con una bella gettata di cemento. Insomma, la classica toppa.
In barba al decoro urbano e con sperpero ingiustificato e ingiustificabile di denaro pubblico!