Continuiamo la rubrica dedicata al “decoro urbano”

Parte 2: IL VERDE PUBBLICO … VANDALIZZATO.

C’è un tema, quello della qualità urbana, che pone concetti importanti quali la cultura dello spazio pubblico e in relazione ad essi il verde urbano ha un ruolo fondamentale.

Le funzioni del verde urbano sono numerose e tutte ugualmente importanti poiché interessano la qualità dell’ambiente e della vita degli abitanti, ma tra queste è la funzione estetico – architettonica che per ora ci preme sottolineare, anche se, un verde urbano ben curato e mantenuto nella sua forma ottimale, risolverebbe di conseguenza anche le altre funzioni: da quella ecologico-ambientale alla funzione didattica e culturale, dalla funzione igienica a quella sociale e ricreativa, e via dicendo. Inoltre non bisogna tralasciare di considerare che proprio il verde pubblico, quale elemento imprescindibile del decoro urbano, rappresenta per l’eventuale turista uno dei criteri di valutazione.  

E’ in riferimento a tutto ciò che segnaliamo la situazione di degrado in cui versa il verde della nostra città.

Come da capitolato speciale d’appalto  la ditta Appaltatrice deve provvedere alla manutenzione del verde pubblico per la durata di sei anni continuativi. Ed è appunto da capitolato che, per esempio (come riportato al punto 4 dell’art. 34 – Coltura di fioriture stagionali e delle aiuole)  :….  “ Si dovrà fare in modo che tutte le aiuole presenti sul territorio comunale, indipendentemente dalla dimensione, in particolare viale Circe (nel periodo primavera- estate), viale della Vittoria, via Roma ed ingressi alla città (tutto l’anno), siano in perfetto stato manutentivo ed opportunamente addobbate di fiori”. A tal fine “ l’impresa dovrà garantire la fornitura di non meno di n. 8000 piantine stagionali per l’addobbo floreale del periodo primaverile-estivo ed autunno-invernale;”. Ma tali indicazioni vengono rispettate solo in parte

Nell’art. 36 che riguarda la scerbatura, cioè l’estirpazione delle malerbe, è scritto: ” L’operazione si considera eseguita quando sono state estirpate tutte le infestanti presenti”.

E ancora:Le aiuole, i tondelli, i parchi e le altre aree a verde, dovranno essere comunque prive di malerbe, indipendentemente dagli indici di visibilità e frequenza dell’ambito” e dovrebbero quotidianamente essere liberate da carta e rifiuti vari, di natura organica e non organica” ( Art. 56 e 57)

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L’art. 37 riguarda la potatura delle siepi che devono essere mantenute e migliorate dall’Appaltatore e  … “Nel caso di siepi con fallanze o piante morte, è onere dell’Appaltatore provvedere al reintegro necessario”.

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 In un giardino storico, sarebbe meglio intervenire con un’operazione di “restauro”. In questo caso, per esempio, ripristinando le siepi di bosso con forma geometrica (arte topiaria) che contornano i giardini e la base della statua di G. Mazzini.

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La scelta di sostituire la siepe con ciottoli bianchi e qualche piantina stagionale, risulta  arbitraria e di gusto discutibile.

Lo stesso discorso vale anche per le aiuole del lungomare in cui sono stati collocati fichi d’India, olivi e lantane dove un tempo c’erano palme, agavi e oleandri, specie molto più adatte alle zone litoranee per funzionalità ed effetto decorativo.

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Sempre per quanto riguarda le siepi, nella sezione 37.02 (: Potatura siepi non regolari o libere comunque coltivate) è scritto che … “A seconda delle specie, si opererà in modo di esaltare le caratteristiche decorative delle specie ( fioriture, colorature del fogliame, forme, tipologia dei rami, ecc.)” e si descrivono le operazioni da eseguire. Appaiono dunque esagerate le  potature effettuate. Nel capitolato è specificato che “ La spollonatura ( l’eliminazione di rami e germogli che fuoriescono dalla base del tronco) va praticata quando si tratta di piante in viale o comunque allevate secondo una forma e con una funzionalità che non prevede la presenza di polloni lungo il fusto”. Per cui è del tutto ingiustificata la eccessiva spollonatura e potatura eseguita sulle Chamaerops (palme nane autoctone) nelle ampie aiuole d’ingresso alla città, in quelle del lungomare Circe, in piazza della Repubblica e nei giardini di levante, perché viene deturpata la forma naturale di questa palma  a danno anche dell’immagine complessiva delle aiuole.

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prima della …. “cura”

 

Dopo la … “cura”. ( Lo scempio in corso nei giardini di levante).

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Ingresso dalla via Appia: un desolante biglietto da visita…

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Per quanto riguarda gli alberi, “ La ditta dovrà comunque provvedere alla messa a dimora di alberi di tamerici mancanti sul lungomare Circe, nonché dei cetrangoli su via Roma”.

Sembra che ultimamente qualcosa si stia facendo: la ditta appaltatrice, infatti, ha piantumato di recente circa 150 tamerici in parte delle aiuole del lungomare Circe, come dichiarato enfaticamente dalassessore al verde Luca Caringi in un post su fb, aiuole che erano vuote ormai da anni. Ci auguriamo che questo intervento di piantumazione continui e, soprattutto, che vengano ripristinate tutte quelle aiuole che, sia sul lungomare che su via Roma e in altre strade della città, sono state inspiegabilmente pavimentate.

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Tuttavia va fatto notare che, secondo l’art. 53- sez. 47.01- comma1, e l’art. 53-comma 10, le tamerici piantumate (tra l’altro in un periodo dell’anno non favorevole), non corrispondono ai requisiti richiesti in quanto eccessivamente potate

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e non sono state seguite le indicazioni del capitolato neanche per quanto riguarda la preparazione delle aiuole prima dell’impianto ( art. 53- comma 6).

Come già accennato, la potatura degli alberi e delle siepi rappresenta un punto dolente: eccessiva, tanto da mettere a rischio la salute delle piante e certamente insensata dal punto di vista estetico. A causa di queste drastiche potature non riusciamo, per esempio, a godere delle fioriture dei tamerici sul lungomare Circe. Anche sulla potatura degli oleandri, le indicazioni del capitolato d’Appalto sono molto precise: “ la pianta andrà contenuta entro le forme e le dimensioni consentite e desiderate. I tagli andranno eseguiti alla fine dell’inverno (non agli inizi, come è stato fatto) eliminando eventuali getti danneggiati dal freddo, e recidendo i getti che hanno fiorito l’anno precedente a circa cm. 30, sotto l’infiorescenza ormai secca”.

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Prima della ….”cura”

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Dopo la “cura”

Premettendo che sarebbe auspicabile che al P.R.G. (Piano Regolatore Generale) fosse affiancato anche il Piano del Verde Urbano, un documento progettuale sostenuto anche da “Agenda 21” e dalla Carta di Aalborg, vi sarebbero altre  inadempienze della ditta appaltatrice da segnalare, inadempienze che, come da capitolato, dovrebbero essere sanzionate e la mancata osservazione del contratto d’appalto è imputabile  al mancato controllo da parte dell’Amministrazione Comunale con conseguente sperpero di denaro pubblico e a nocumento del decoro urbano. Il problema è sempre lo stesso ed è di natura culturale, e l’assenza di una cultura specifica del verde non solo nei cittadini, ma, cosa ancor più grave, nelle Amministrazioni pubbliche a tutti i livelli, non produce altro che “orrori” anche da parte degli enti locali più sensibili all’arredo urbano.

Stay tuned.