Editoriale di Gaia Pernarella

In questi giorni a tutti noi è capitato di imbattersi in cumuli di spazzatura male odoranti disseminati vicino ai secchioni della spazzatura. A me, oltre che a destare gli spettri della cattiva gestione che si è fatto all’interno della ditta che se ne occupa, ditta da qualche giorno fallita e prontamente rimpiazzata con modalità poco chiare… Ha scaturito anche una riflessione di tipo antropologico. Il contenuto di quei sacchetti parla di noi, i nostri rifiuti dicono chi siamo, raccontano la storia di una cittadinanza ancora poco attenta al futuro della città che dovrebbe tutelare e difendere.
La differenziata non viene praticata, molti di noi non ne capiscono l’importanza e nella migliore delle ipotesi, pur tentando non riescono a farla in maniera corretta. Non esistono centri di raccolta per materiali elettronici, oli vegetali, compost e tutti quei rifiuti altamente inquinanti che se raccolti adeguatamente potrebbero mettere in moto un tipo di economia alternativa.
In una cosa però siamo davvero forti, … da più di dieci anni ricicliamo una classe politica che crea problemi e poi nell’ incapacità di risolverli aggira le leggi con cavilli, deroghe, deleghe e quant’altro pur di non prendersi le responsabilità dei propri errori lasciando i cittadini soli a subirne le conseguenze.
È il momento di dire basta!!!

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